I Laici del Prado

REGOLAMENTO DEI LAICI ASSOCIATI AL PRADO ITALIANO

Malo 24 ottobre 1995

Questo Regolamento per i laici associati al Prado è stato approvato dal Consiglio del Prado italiano nel mese di settembre 1995, in adempimento a quanto previsto dal Direttorio nazionale al n. 83.

Il testo è nato da una riflessione prolungata e da un dibattito appassionato di un gruppo di laici che alla scuola del beato Antonio Chevrièr hanno cercato di radicare la loro vita e il loro impegno nel Vangelo e in un amore di predilezione per i piccoli e gli umili.

Questo lavoro è stato seguito dal Consiglio ed è stato accompagnato, sostenuto e incoraggiato dalla riflessione puntuale e lungimirante di Antonio Bravo, responsabile generale del Prado.

Vediamo così realizzarsi quanto, con sguardo profetico, ebbe a dire il padre Ancel in occasione del centenario della morte del P. Chevrièr: “La testimonianza dei preti e dei religiosi non basta più. Il mondo ha bisogno di trovare anche nei laici la testimonianza del Cristo che vive nella sua Chiesa. La nostra epoca esige in qualche maniera che dei laici si impegnino, pur restando laici nella via della perfezione evangelica.

Il nostro mondo ha bisogno di vedere un numero abbastanza grande di cristiani laici condividere con tutti la vita del matrimonio, il lavoro professionale e gli impegni terrestri, vivendo veramente secondo lo spirito delle beatitudini e manifestando Cristo attraversotutta la loro vita.

È tracciata in queste pagine una via semplice e originale per tradurre nella vita laica le la grazia del Prado fatta alla Chiesa attraverso il P. Chevrièr: è un testo ricco e dinamico che sullo sfondo della riflessione teologica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa e sul laicato  cerca di tra durre il carisma pradosiano nella tradizione italiana che ha visto camminare insieme preti e laici per un rinnovamento della Chiesa e per un annuncio più efficace del Vangelo ai poveri.Sono sicuro che la strada aperta da questo Regolamento aiuterà molti laici a seguire Gesù più da vicino sentendosi parte di una famiglia spirituale che ci incoraggia e ci sospinge ad una fedeltà e ad una creatività sempre più grandi.Anche per i preti del Prado può essere uno stimolo per riscoprire il loro ministero della chiamata e riproporre ai laici che il Signore chiama una vita semplice per vivere la fedeltà al Vangelo in un cammino laicale di santificazione nel mondo e per il mondo.Con grande stima e fiduciadon Roberto Reghellin responsabile nazionale 

STORIA

1. Il Prado in Italia è nato ed è cresciuto nello spirito del rinnovamento suscitato dal Concilio Vaticano II e della ecclesiologia che ne è scaturita. La persona di Mons. Ancel ha avuto un ruolo determinante nel suo sviluppo. Egli ci ha insegnato a conoscere, amare e seguire Gesù Cristo più da vicino e ad avere  uno speciale amore per i poveri e gli ultimi della terra, secondo le intuizioni del Padre Chevrier, fondatore e guida della famiglia pradosiana.

2. Fin dall’inizio del Prado italiano, alcuni laici hanno condiviso con i preti pradosiani l’attrattiva e la decisione  di vivere la propria fede, pienamente radicata nel Vangelo e nella vita quotidiana degli uomini, specialmente nei dolori e nelle gioie, nella ricerca e nella lotta dei lavoratori per contribuire alla edificazione di un mondo più giusto, più libero e più fraterno. Negli anni del post-Concilio, una domanda vitale  animava preti e laici: come vivere la fede nel quotidiano e come la vita condivisa  con gli uomini è per noi un cammino di rinnovamento della nostra fede e della nostra appartenenza ecclesiale?

3. Il mistero dell’Incarnazione, che ha convertito A. Chevrier e che ha condotto Mons. Ancel a vivere come operaio tra gli operai, era alla radice della ricerca di un autentico dialogo di salvezza con il mondo del lavoro e con gli ultimi della nostra società. L’incontro con i preti operai che erano nel Prado, fu determinante per alcuni laici, che si sentivano chiamati a vivere con radicalità la grazia battesimale nella solidarietà con le aspirazioni del mondo operaio e dei poveri. Il mistero dell’Incarnazione era la luce, che permetteva agli uni e agli altri, di ricreare la propria esperienza credente nel servizio di ogni giorno e di coniugare fede e vita.

4. Stimolati dalla nuova visione di Chiesa del Vaticano II e dalla luce del mistero dell’Incarnazione, tra preti e laici si sono creati legami di una vera famiglia spirituale. Sono state organizzate riunioni periodiche, in cui si faceva esperienza dello studio del Vangelo e della revisione di vita e si scopriva maggiormente la nostra appartenenza al popolo di Dio, che è chiamato a vivere e a testimoniare la centralità dell’evangelizzazione dei poveri1. Per perseverare in questo cammino ecclesiale, che lo Spirito aveva aperto tra di noi, è stata decisiva la vita comunitaria.

5. Animati da queste nuove luci, alcuni laici, fecero delle scelte precise verso i poveri: lavorare in fabbrica lasciando la scuola, insegnare nei corsi sperimentali per lavoratori, per condividere e conoscere meglio quella realtà, tentando anche forme di vita comunitaria per aiutarsi nella missione. Progressivamente, il gruppo dei laici si è ristretto a coloro che cercavano non una semplice spiritualità, ma una risposta ad una chiamata precisa di Dio, sotto la guida del P. Chevrier. Col passare del tempo, questi laici, che in maggioranza erano donne, sposate o non, hanno scoperto l’importanza di avere degli incontri specifici, in rapporto a temi ben recisi e alla situazione i laici inseriti nella famiglia e nella società come: “vi vere la povertà nel celibato e nella famiglia”, mettendo in comune il risultato della riflessione, nella linea della spiritualità pradosiana.

6. Come membri pienamente inseriti nella vita sociale e nella Chiesa locale, alla luce delle intuizioni di A. Chevrier, questi laici hanno inteso vivere la consacrazione battesimale come apostoli poveri per i poveri. Senza identificarsi né con i fratelli laici consacrati, né con le suore del Prado, né con l’Istituto femminile del Prado, malgrado i contatti avuti con esponenti di questi settori, essi hanno sempre cercato un modo proprio di appartenenza alla famiglia pradosiana.

7. L’Associazione dei Preti del Prado in Italia, in sintonia con le Costituzioni ai nn° 115-117 e con il Direttorio proprio ai nn°82-91, offre a questi laici, celibi o sposati, e a tutti quelli che desiderano vivere della spiritualità del Prado e partecipare alla sua missione tra i poveri, la possibilità di essere associati, secondo la modalità che viene stabilita nel presente regolamento. 

CHIAMATA E MISSIONE DEI LAICI ASSOCIATI 

8. “Chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” per la grazia del battesimo, gli associati del Prado si sentono spinti ad “avanzare senza indugi per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità secondo i propri doni e le proprie funzioni”.
Sviluppando con radicalità la grazia battesimale, contribuiscono a suscitare nella nostra società un livello di vita più umano e danno testimonianza del messaggio gioioso delle Beatitudini, specialmente tra coloro che non contano agli occhi del mondo.

9. Chiedendo di essere associati al Prado, desiderano rispondere ad una nuova chiamata di Dio, che li invita a conoscere, amare, seguire Gesù Cristo più da vicino, affinché la Buona Novella del Vangelo sia annunciata ai poveri, prendendo A. Chevrier come guida.

10. Attraverso lo studio assiduo di Nostro Signore Gesù Cristo nelle Scritture, attraverso la lettura credente dei fatti e degli avvenimenti della vita, attraverso una vita ecclesiale intensa ed una solidarietà: la più grande possibile con gli ultimi, essi cercheranno di camminare nello Spirito di Colui che è venuto “a servire e non a farsi servire” e “a dare la vita in abbondanza”5. Seguire Gesù Cristo più da vicino nella vita quotidiana della famiglia, del lavoro, come cittadini responsabili e come credenti, comporta sempre un camminare nello spirito della mangiatoia, della croce e dell’Eucaristia. La loro vita, pertanto, sarà configurata dal dinamismo dell’Eucaristia, l’espressione più piena dell’amore del Padre per i suoi figli.

11. “Con la sua Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo”6. “Da ricco, per noi si è fatto povero, per arricchirci con la sua povertà “7. Arricchiti dalla povertà di Cristo i laici associati riceveranno come un dono la chiamata a realizzare uno stile di vita semplice e, per quanto possibile, povero, per tradurre in realtà l’opzione preferenziale per i poveri e condividere le loro condizioni di vita, le loro aspirazioni, le loro lotte per una maggiore dignità e giustizia. Con loro condivideranno il Vangelo e anche i motivi e l’impegno per una liberazione integrale alla luce della fede ecclesiale.

12. Per diventare un “Buon Pane” nel proprio ambiente, in fami- glia, nel lavoro, nella comunità ecclesiale, nelle organizzazioni sociali, politiche e di volontariato, non dimenticheranno la strada proposta da A. Chevrier, nella sequela del Verbo Incarnato. Il P. Ancel scrive: “Per divenire un buon pane che dà la vita agli uomini, bisogna passare per lo spogliamento della mangiatoia e l’immolazione del Calvario”. E continuando, cita il P. Chevrier: “Come il frumento, deve essere battuto, spogliato della pula e poi deve essere macinato e perdere la propria forma; e solo dopo, potrà diventare un pane utile ai nostri corpi; così, noi possiamo essere utili al prossimo per l’anima e per il corpo solo quando saremo passati per la morte” 8.

13. La missione richiede anche una collaborazione attiva e creativa con gli altri membri del popolo di Dio, per discernere i segni dei tempi e per impegnarsi insieme per la venuta del Regno, attraverso le attività quotidiane, sotto la luce e la forza dello Spirito, nel quale tutti siamo stati battezzati per formare un solo corpo. 9.
Vivranno la collaborazione proponendo nelle loro comunità ecclesiali e nei gruppi in cui sono inseriti la centralità di Gesù Cristo, fondamento sul quale tutto deve essere edificato e ricordando che i poveri sono i prediletti del Padre, i primi invitati al banchetto di nozze e gli eredi del Regno.
Nel dialogo e nell’incontro con le altre persone, credenti o non credenti, gli associati saranno attenti a condividere, al momento opportuno, l’esperienza della propria fede, sempre disponibili nello Spirito a dare ragione della speranza che li anima con mitezza e con grande rispetto.

14. Con i piccoli e i poveri cercheranno di leggere insieme il Vangelo e di ascoltare quello che Dio dice attraverso gli avvenimenti, senza esitare a proporre itinerari di fede e di conoscenza di Gesù Cristo, secondo la loro sensibilità e disponibilità. Seguiranno in tutto la pedagogia di Gesù, che è venuto a rivelare il vero volto del Padre, la vocazione e la dignità dell’uomo. Attraverso la competenza e l’impegno professionale, attraverso il lavoro quotidiano a servizio della liberazione dell’uomo e del mondo, contribuiranno al perfezionamento della creazione, che attende la manifestazione della libertà dei figli di Dio 15.

CAMMINI DI UNA FEDELTA’  CREATIVA

15. La spiritualità del vero discepolo richiede la vita fraterna, con la quale gli associati si sostengono e si stimolano per camminare come collaboratori dello Spirito, che è l’autentico protagonista della missione. Essi devono poter incontrare nei membri della famiglia del Prado uno spazio di libertà e di cordialità, che permetta loro di discernere gli appelli di Dio nella vita quotidiana e di cercare le risposte adatte alla loro chiamata e missione di “apostoli poveri per i poveri”. Senza un’autentica vita fraterna, nella quale ci si accoglie gli uni gli altri come dono di Dio, difficilmente si progredirà sul sentiero della fedeltà creativa.

16. La vita di preghiera deve permettere ai laici associati di vivere nella comunione con il Dio della grazia, della gioia e della misericordia, fonte della missione tra gli ultimi di questo mondo. “Domanderemo a Dio di far nascere in noi per i poveri e i peccatori una grande compassione, che è il fondamento della carità e senza questa compassione spirituale, non faremo niente”. 16 Sarà impegno comune di sostenersi gli uni gli altri con la preghiera, ricordando quello che diceva il P. Chevrier alla signorina Grivet: “Preghi un poco per me, affinché la mia vita non sia inutile, che possa portare a compimento l’opera che il Buon Dio mi ha affidato; è un grande compito, ed io sento tutta la mia inadeguatezza per realizzarlo; più che mai, comprendo che bisogna essere santi per fare qualcosa di utile, di duraturo, di buono. Cerco la saggezza e la santità; so bene dov’è, ma faccio tanta fatica a metterla in pratica; mi sento un poco come lei: vorrei essere santo e non posso arrivarci; pregheremo tutti e due per la nostra conversione; colui che diventerà santo aiuterà l’altro a diventarlo”. 17 

17. Nella coppia, la preghiera scaturisce come frutto del dialogo, del raccontarsi la propria vita, del chiedersi reciprocamente perdono e del riconciliarsi continuamente, dell’aiutarsi a scoprire i doni e le chiamate alla santità che il Signore fa ogni giorno a partire dalla realtà del sacramento del Matrimonio nella quale vivere il proprio Battesimo. Nella preghiera si attua il discernimento sulle scelte di vita e sul difficile compito di genitori quali educatori dei figli alla fede, trovando ogni giorno un momento per lodare insieme il Signore, per ringraziarlo dei doni ricevuti, per chiedergli perdono, per domandargli luce ed aiuto, per scoprire insieme la sua volontà, per mettere davanti a lui la vita, le persone incontrate, particolarmente i poveri. Insieme con i figli gradualmente, a seconda dell’età, si farà qualche studio del Vangelo o qualche revisione di vita. Con l’accoglienza, la condivisione, l’aiuto concreto, si testimonia nella famiglia la scelta preferenziale dei poveri e si comunica ai figli l’amore di predilezione che Gesù ha per loro. 

18. Una chiamata è sempre personale; sarà più facile rispondervi se essa sarà condivisa dal coniuge perché insieme ci si aiuta a viverla meglio assumendo pienamente la realtà, i problemi ed i doveri della famiglia. Certamente una spiritualità deve essere dono e servizio alla vocazione matrimoniale che ne è il fondamento. Si dovrà fare una delicata opera di discernimento per verificare e sostenere la chiamata di un singolo coniuge che desidera essere associato al Prado. 

19. La vita di preghiera, come propone A. Chevrier, sarà alimentata dallo studio incessante di Nostro Signore Gesù Cristo nelle scritture. “Studiare Nostro Signore Gesù Cristo; questo è tutto. E ricordatevi ogni giorno una delle sue parole o delle sue azioni per metterle in pratica, o almeno assaporarne la soavità e il giusto” 18. “ C’è una sola cosa desiderabile sulla terra: conoscere Nostro Signore Gesù Cristo, amarlo e seguirlo; il resto è niente. Felice chi lo comprende e lo mette in pratica”. 19.
La conoscenza di Gesù Cristo ci da il giusto valore di tutte le cose e ci permette di avanzare con saggezza in tutti i problemi della vita quotidiana. 20

20. Con la pratica della revisione di vita, gli associati si aiuteranno a discernere quello che lo Spirito sta attuando nel mondo e in ciascuno dei suoi membri. Il potere della risurrezione sta già ricreando l’umanità, anche se non sempre si riesce a scoprirne la Novità. Per questo nel gruppo si aiuta a coltivare uno sguardo di fede sulla realtà, per crescere nella speranza e agire con amore e verità per l’avvento del Regno. La vita e le lotte dei poveri saranno un luogo privilegiato per cercare la presenza del Risorto che continua a identificarsi con la sofferenza dei popoli.

21. Per rimanere in un atteggiamento permanente di contemplazione nel quotidiano, può essere loro di grande utilità il quaderno di vita o uno strumento simile. Il Signore invita tutta la famiglia pradosiana a camminare davanti a Lui e con Lui. La spiritualità dell’Incarnazione ci ricorda che Dio è presente e ci accompagna anche nelle cose insignificanti di ogni giorno e che potremo riconoscerlo, amarlo, seguirlo, se apriamo gli occhi della fede e dell’amore. Egli non ci chiede soltanto di essere suoi collaboratori, ci chiede anzitutto di credere che Egli collabora con noi. “Allora partirono e predicarono dappertutto e il Signore, collaborava con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”. 21. Dio vuole che gli offriamo la nostra fragilità, i nostri cinque pani e i due pesci, per continuare a dar da mangiare alle moltitudini, affamate di pane e della Buona Novella del Regno.FORMAZIONE

22. Il cammino del discepolo è progressivo. Richiede un atteggiamento permane di apprendistato per lasciarsi formare dallo Spirito mediante l’ascolto dell’insegnamento apostolico e la lettura credente degli avvenimenti e della vita dei poveri. L’Associazione dei Preti del Prado, associando dei laici, si impegna ad assicurare loro un processo specifico di formazione continua.

23. Prima di associare un laico, il Consiglio verificherà se Dio lo chiama a condividere la spiritualità e la missione della famiglia pradosiana:                                 

  • se si sente attratto, e come “sedotto”22 dalla conoscenza di Gesù     Cristo, che deve diventare il tutto della vita di un discepolo; se sperimenta il gusto per ciò che è piccolo e semplice dato che le opere di Dio cominciano nella mangiatoia; se vive con gioia la solidarietà con quelli che non contano agli occhi del mondo; se scopre nella fede che la strada della vera efficacia si trova nella comunione con la Pasqua di Gesù Servo; se prende il P.Chevrier come guida per diventare, in Cristo e con Cristo, un padre buono per la gente; se, nel far parte della famiglia del Prado, si sente responsabile della grazia concessa alla Chiesa per l’evangelizzazione dei poveri.

 Per realizzare questo discernimento, il Consiglio del Prado italiano, farà conoscere, in maniera adeguata, gli elementi della spiritualità pradosiana, presenterà le intuizioni apostoliche di A. Chevrier in dialogo con i laici che già sono associati. Tutto questo itinerario si realizzerà con la collaborazione dei responsabili diocesani, nelle diocesi in cui il Prado esiste e con il contributo anche degli altri associati diocesani. 

24. Un laico può avere questo approccio iniziale con la spiritualità e la missione pradosiana, attraverso la lettura di articoli sul Prado o per mezzo della conoscenza, della stima e dell’amicizia di un pradosiano, prete o laico, che lo invita a incontri, ritiri, esercizi. Egli sarà aiutato a conoscere meglio le fonti della spiritualità attraverso varie letture, come “La fiamma del ceppo” – gli scritti spirituali di A. Chevrier – e “Discepoli secondo il Vangelo” di A. Ancel.

25. Chiedendo di essere associato nella famiglia del Prado, un laico si impegna, secondo le sue possibilità:

  • a partecipare regolarmente al gruppo di base, che deve essere un’autentica scuola di discernimento e di formazione del discepolo; 
  • a partecipare annualmente agli esercizi spirituali;
  • a verificare come progredisce nella solidarietà con i poveri e in uno stile di vita semplice e povero;
  • a studiare assiduamente il Vangelo;
  • a dedicare continuamente un tempo alla preghiera;
  • e a sentirsi corresponsabile nella fedeltà creativa degli altri associati.

26. Il laico che ha capito la validità e l’attrattiva di tale dono sentirà l’esigenza di essere associato alla Famiglia del Prado, ne farà richiesta secondo le modalità stabilite dal Direttorio del Prado nazionale al n° 84.    

ORGANIZZAZIONE

27. I laici sono associati all’Istituto del Prado a titolo personale e dopo un discernimento sui segni di una autentica chiamata di Dio, sperimentata come suo dono. Per sviluppare la grazia ricevuta nella propria condizione di laici, si stabilisce la seguente organizzazione semplice e flessibile.

28. Dov’è possibile, gli associati al Prado si organizzeranno tra loro in un gruppo di base, animato a un responsabile, designato dal medesimo gruppo d’accordo con il Responsabile del Prado nazionale. Questo gruppo è un luogo fondamentale per vivere il dono di Dio. Si incontrerà, almeno una volta al mese, per aiutarsi fraternamente a seguire  Gesù Cristo più da vicino, attraverso lo studio del Vangelo e la Revisione di vita, a discernere in ciascuno la chiamata di Dio e a verificare la fedeltà ad essa.

29. Gli associati parteciperanno, secondo le loro possibilità, anche agli incontri del gruppo diocesano dei preti, in occasione di ritiri o di giornate di formazione. Possono pure essere invitati ai momenti forti della vita del Prado o (Assemblea nazionale, convegni o giornate di studio a carattere nazionale).

30. Il responsabile del gruppo di base ha il compito di:

  • programmare, convocare e coordinare gli incontri del gruppo; accompagnare gli altri associati nella ricerca di una maggiore fedeltà al Signore e accogliere quei laici che si sentono attirati dalla spiritualità e dalla missione del Prado, affinché possano scoprire ciò che implica una vita di associato;
  • tenere il collegamento con il responsabile diocesano dei preti ed essere il referente rispetto al coordinatore nazionale dei laici. 

31. Il coordinatore nazionale degli associati, eletto da tutti i laici associati e ratificato dal Responsabile italiano con il suo Consiglio, cui compete stabilire le modalità e la durata del mandato, ha i seguenti compiti:

  • collaborare con il Responsabile del Prado Italiano e con il suo Consiglio in tutto quello che ha riferimento agli associati, alla loro formazione e alla loro partecipazione alla spiritualità e alla missione della famiglia pradosiana;
  • partecipare agli incontri dello stesso Consiglio nazionale, quando si tratta della vita degli associati e ogni volta che è sollecitata la sua presenza;- tenere i contatti con i responsabili dei gruppi di base, per suscitare la reciproca responsabilità e fedeltà alla grazia ricevuta;
  • sostenere fraternamente i laici nei differenti cammini di formazione;
  • organizzare in accordo con il Responsabile nazionale e il suo Consiglio gli esercizi spirituali per i laici associati e quelle sessioni di formazione che si ritengono necessarie o utili.

32. Il coordinatore nazionale sarà coadiuvato nel suo compito da due persone, elette da tutti gli associati laici.

33. Il Responsabile del Prado nazionale si incontrerà una volta al- l’anno con il coordinatore nazionale e i responsabili dei gruppi di base, per verificare il cammino degli associati e fissare gli orientamenti che permettano di avanzare con fedeltà creativa. Questo sarà anche il momento per valutare l’aiuto che “l’Associazione dei Preti del Prado” sta offrendo agli associati e stabilire i mezzi e le persone più adatte per aiutarli a realizzare il loro impegno. Le decisioni, che possono essere prese in questo senso, saranno sottomesse alla delibera del Consiglio nazionale. 

34. Queste disposizioni organizzative del Prado italiano sono un aiuto per formare, preti e laici, la famiglia spirituale pradosiana nell’unico popolo di Dio. Insieme vogliamo far fruttificare la grazia del Prado nel mondo per vivere l’evangelizzazione dei poveri e per realizzare una più grande fedeltà della Chiesa al Vangelo.